Estensione della pena per il giornalista Baroshky
29 settembre 2021
In risposta all’estensione di pena di un anno del giornalista curdo-iracheno Omed Baroshky disposta da un tribunale di Erbil, il Committee to Protect Journalists (CPJ) ha invitato le autorità a ritirare le accuse e porre fine alle persecuzioni contro giornalisti e reporters.
“La sentenza di oggi che aggiunge un anno alla detenzione del giornalista freelance Omed Baroshky dimostra che le autorità curde nell’Iraq settentrionale hanno ogni intenzione di reprimere la libertà di stampa nella regione e mettere a tacere qualsiasi voce critica delle attività del governo”, ha dichiarato il Rappresentante di CPJ per il Medio Oriente e il Nord Africa Ignacio Miguel Delgado. “Le autorità devono rilasciare Baroshky al più presto, ritirare le accuse, e porre fine alla persecuzione dei membri dei media”.
Il primo arresto di Baroshky risale ad agosto 2020; le autorità lo hanno rilasciato per un breve periodo, per poi arrestarlo nuovamente a settembre. Il 22 giugno 2021 il giornalista ha ricevuto una condanna ad un anno di carcere per alcuni post pubblicati sui social media nei quali criticava le autorità curde nell’Iraq settentrionale, come documentato da CPJ.
Il 23 settembre 2021, un tribunale di Erbil ha condannato Baroshky per due capi di accusa aggiuntivi, diffamazione del governo regionale di Duhok e della polizia di Duhok sui social media, estendendo la sua detenzione di 6 mesi per ciascun capo d’accusa. Le informazioni riportate provengono da testate giornalistiche e da Ayhan Saeed, un rappresentante del gruppo locale di Duhok per la libertà di stampa Metro Center for Journalists’ Rights and Advocacy, il quale ha contattato CPJ attraverso app di messaggistica. A parte, il tribunale ha assolto Baroshky da un’accusa di diffamazione ai danni di un legislatore del Partito Democratico del Kurdistan.
Secondo i report e Saeed, Baroshky deve ancora rispondere di accuse di crimini contro lo stato secondo l’articolo 156 del codice penale iracheno; la prossima udienza è programmata per il 12 ottobre.
CPJ ha chiesto via email un commento sulla vicenda a Dindar Zebari, il coordinatore dell’advocacy internazionale del governo regionale curdo, ma al momento non è stata ancora ottenuta una risposta.