Iraqi Civil Society Solidarity Initiative

L'iniziativa internazionale in solidarietà alla società civile irachena mira, attraverso concreti legami di solidarietà tra la società civile irachena e quella internazionale, a creare un Iraq di pace e diritti umani per tutte e tutti

Libertà di espressione sotto accusa nel Kurdistan iracheno

19 maggio 2021

 I giornalisti e gli attivisti Sherwan Sherwani, Guhdar Zebari, Ayaz Karam, Shvan Saeed Omar e Hariwan Issa, noti come i giornalisti di Badinan, sono stati arrestati lo scorso autunno sull’onda di una serie di misure di repressione portate avanti delle forze di sicurezza contro le proteste nella provincia di Duhok e contro i giornalisti che seguivano le proteste e conducevano inchieste sul tema della corruzione nel governo. Il 16 febbraio 2021 i cinque giornalisti di Badinan sono stati condannati a sei anni di carcere, ai sensi dell’articolo 1 della legge n. 21 del 2003, per aver svolto attività contro la sicurezza nazionale, di spionaggio e per aver passato informazioni dall’interno del Kurdistan iracheno (KRI) ad altri paesi.

Ventiquattr’ore dopo la Giornata mondiale della libertà di stampa, che si celebra il 4 maggio, la Corte d’appello di Erbil ha annunciato la decisione finale in cui conferma le condanne contro i giornalisti di Badinan. La Corte d’Appello di Erbil è composta da cinque giudici, due dei quali hanno rigettato la sentenza, il che potrebbe far pensare che questa sia basata su motivazioni politiche. La sentenza ha causato grande dissenso e forte preoccupazione è stata espressa da parte di legislatori, giornalisti, politici, attivisti e scrittori, i quali descrivono questo come un giorno buio per il KRI e l’utilizzo della Corte per prendere decisioni politiche come uno sviluppo pericoloso.

Secondo coloro che hanno assistito al processo iniziale, il tribunale non ha presentato prove evidenti per dimostrare che gli imputati fossero spie o terroristi. Questa è stata considerata una grande ingiustizia e un attacco ai giornalisti e alla libertà di espressione. Prima del processo, il primo ministro della regione del Kurdistan, Masrour Barzani, aveva affermato che i detenuti erano “spie” e sabotatori che tramavano attacchi terroristici contro missioni straniere, rapimenti e assassinii. La dichiarazione del primo ministro è stata una significativa interferenza nei procedimenti giudiziari. Anche Metro Center e la delegazione dell’UE hanno rilasciato una dichiarazione in cui denunciano la decisione della Corte d’appello.

Tutti e cinque gli imputati hanno rifiutato le accuse e contestato con forza le dichiarazioni che l’accusa ha presentato come confessioni, affermando che quei documenti contenevano cose che non erano mai state dette o erano state ottenute con la coercizione.

La campagna Protect Iraqi HRDs NOW! condanna la decisione della Corte d’appello e sollecita i seguenti interventi per rimediare a questa violazione dei diritti:

  • che il presidente Barzani conceda ai giornalisti di Badinan l’amnistia immediata e dichiari il suo impegno per la libertà di stampa e di espressione nel KRI;
  • che tutte le ambasciate straniere nel KRI che hanno avuto contatti con i giornalisti di Badinan contattino il governo del KRI per provare che non c’è stato alcuno scambio di informazioni, che critichino la decisione della Corte d’appello e sostengano la libertà di stampa e di espressione nel KRI.