Iraqi Civil Society Solidarity Initiative

L'iniziativa internazionale in solidarietà alla società civile irachena mira, attraverso concreti legami di solidarietà tra la società civile irachena e quella internazionale, a creare un Iraq di pace e diritti umani per tutte e tutti

Lo stallo al confine tra Polonia e Bielorussia acuisce la sofferenza dei migranti curdi

La notte dell’8 novembre una nube di pioggia si è stagliata nel cielo al confine tra Polonia e Bielorussia, solo qualche ora dopo che centinaia di migranti si erano radunati nella foresta, a pochi passi dalla frontiera. Fra queste persone c’è un giovane uomo curdo, scappato dalla disperazione strisciante e dalla mancanza di ogni speranza che si respiravano nel suo villaggio nel Kurdistan. Generazioni di curdi hanno vissuto scenari migratori simili, ma oggi i giovani non fuggono da violenze e guerre.

Le temperature notturne al confine sono precipitate sotto lo zero, e alcune persone bloccate nell’area avvisano che le scorte di cibo e acqua stanno terminando rapidamente.

Migliaia di migranti, soprattutto dal Medio Oriente ed in particolare dall’Iraq, hanno provato ad entrare nei territori dell’Unione Europea attraverso la Bielorussia almeno sin dall’inizio dell’estate. La UE ha accusato la Bielorussia di aver orchestrato l’afflusso di migranti come rivalsa contro le sanzioni imposte contro il paese. Da Ottobre del 2020, l’Unione Europea ha infatti imposto misure progressivamente più restrittive contro Minsk, adottate in risposta a diffuse preoccupazioni sulle elezioni presidenziali del 2020, e ad atti di intimidazione e repressione violenta di manifestanti pacifici, membri dell’opposizione e giornalisti.

Molti dei migranti qui presenti sono giovani uomini, ma ci sono anche donne e bambini, soprattutto dal Medio Oriente e dall’Asia. È indubbio che siano diventati tutte e tutti vittime dello scontro tra Polonia e Bielorussia.

La vicina Polonia ha infatti rafforzato i suoi confini contro i migranti, lasciando migliaia di disperati in un paese che pensavano potesse fungere agilmente da ingresso per l’Europa occidentale.

Il più recente e cruento atto di escalation della crisi ha visto le autorità bielorusse scortare e ammassare circa 1000 persone, la maggior parte delle quali dal Medio Oriente, lungo il confine polacco, serie di azioni che hanno anche causato almeno otto morti per esposizione al freddo. Le persone così intrappolate tra i confini dimostrano con disperazione crescente il proprio bisogno di raggiungere l’Europa.

Nella trappola in cui sono stati condotti, ai migranti è impedito in gran parte l’accesso agli aiuti umanitari e ai media. Sono affamati, assetati, e in cerca di aiuto.

Con l’arrivo dei migranti intanto la Polonia ha potenziato il suo apparato securitario, schierando una fila di guardie di frontiera, veicoli Hummer e armi pesanti. Secondo AFP, mercoledì 10 novembre la polizia polacca ha arrestato più di 50 migranti che avevano attraversato il confine. Altri sono ancora ricercati.

Polonia e Bielorussia si accusano così a vicenda di violenza contro i migranti accampati vicino alla frontiera.

Il ministro della difesa a Varsavia ha tweetato un video in cui si sostiene e mostra un soldato bielorusso sparare colpi per spaventare i migranti accampati.

Varsavia ha intanto dichiarato lo stato d’emergenza al confine, ed il parlamento ha passato un decreto che accorda alle guardie di frontiera il potere di respingere i migranti oltre il confine. Questa azione fa parte di un piano concertato dai vicini della Bielorussia per rafforzare i propri confini e fermare le migrazioni, ma potrebbe violare gli impegni della Polonia previsti dalla legge internazionale.

Secondo dati della Summit Foundation for Refugee and Displaced Affairs (Lutka), dal 2018 circa 193,443 persone hanno lasciato la Regione del Kurdistan e l’Iraq in modo irregolare.

Alcuni migranti dal nord di Duhok sono stati scacciati dai loro terreni e verso le rotte migratorie dal conflitto in corso tra la Turchia ed il Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK). Da aprile la Turchia ha condotto due campagne militari contro il PKK nella provincia, devastando il territorio: molti civili sono stati uccisi e diversi villaggi sono stati svuotati.

Queste aree sottosviluppate sono ormai al cuore della migrazione. Una delle ragioni che hanno maggiore incidenza nelle aree rurali è la disoccupazione. La mancanza di lavoro nell’area è causata soprattutto dalla carenza di infrastrutture, soprattutto infrastrutture economiche solide. L’impegno del governo regionale curdo (il KRG) in materia è stato sinora fumoso e privo di una pianificazione chiara.

Intanto, da mesi l’Unione Europea, ed ora anche la NATO e gli Stati Uniti, accusano il presidente autoritario bielorusso Alexander Lukashenko di star provocando una nuova crisi migratoria in Europa.

La presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, ha detto che l’UE dovrebbe estendere le sanzioni contro il regime bielorusso. “La Bielorussia”, ha dichiarato von der Leyen, “deve smettere di mettere le vite delle persone in pericolo. La strumentalizzazione dei migranti a scopi politici attuata dal governo bielorusso è inaccettabile.”

La Polonia ha registrato circa 30,000 attraversamenti illegali delle frontiere quest’anno, di cui più di 17,000 solo nel mese di ottobre. Molti stanno provando a fuggire in Germania, che ha dichiarato di aver ricevuto più di 6,100 rifugiati attraverso la Polonia dalla Bielorussia dall’inizio del 2021.

Fonti articolo originale:

NBC news

Rudaw