Iraqi Civil Society Solidarity Initiative

L'iniziativa internazionale in solidarietà alla società civile irachena mira, attraverso concreti legami di solidarietà tra la società civile irachena e quella internazionale, a creare un Iraq di pace e diritti umani per tutte e tutti

L’Iraq ha sete di cooperazione regionale

23 settembre 2021

Halabja, Iraq – “Qui, dove ci troviamo ora, dovrebbe esserci un fiume”, dice Nabil Musa indicando il letto di un fiume prosciugato nel nord dell’Iraq.

Secondo l’attivista ambientale la ragione per cui il Sirwan, un tempo un fiume vorticoso, si è ridotto a un rivolo è da cercare al di là del confine con l’Iran, il quale, afferma Musa, “controlla tutta l’acqua del fiume”.

 Vista la mancanza di precipitazioni di quest’anno, l’Iraq è rimasto senz’acqua e gli ufficiali che cercano di far rivivere i fiumi, come il Sirwan, dicono che i minori flussi d’acqua provenienti dai vicini paesi a monte, cioè Iran e Turchia, incidono negativamente su una serie di problemi domestici quali perdite, tubazioni ormai vecchie e travasamenti illegali di acqua.

L’Iran e la Turchia stanno costruendo dighe per risolvere i propri problemi di scarsità d’acqua, ma la cooperazione a livello regionale su questo tema è disomogenea.

Ufficiali iracheni affermano che la diga Daryan, al di là del confine con l’Iran, permette la deviazione di parti del Sirwan: attraverso un tunnel lungo 48 km (29 miglia) l’acqua viene ricondotta nel territorio iraniano.

Ufficiali iraniani contattati da Reuters hanno rifiutato di commentare l’accusa, mentre la versione ufficiale è che la diga sia ancora in fase di costruzione.

Gli abitanti dei villaggi in Iraq affermano di sentire gli effetti della riduzione del volume d’acqua dall’Iran da ormai due anni e sottolineano come la diga abbia causato gravi conseguenze sulle comunità che vivono a valle, soprattutto in questi anni di siccità sempre più frequente.

“Sono due anni che non pesco più”, ha detto a Reuter il pescatore Ahmed Mahmud del vicino villaggio di Imani Zamen. A causa del prosciugamento del fiume buona parte delle 70 famiglie che vivevano nel villaggio sono state costrette ad andarsene e la scuola elementare ha chiuso.

“Se la situazione non cambia saremo costretti ad andarcene anche noi”, ha detto.

Il Sirwan ha origine in Iran e scorre lungo il confine con l’Iraq prima di insinuarsi nella regione semi-autonoma del Kurdistan iracheno, per poi proseguire verso il sud e confluire nel Tigri. Un tempo abbondante, oggi il fiume è costellato di aste che indicano a che altezza arrivava l’acqua un tempo.

In seguito all’ondata di caldo che a luglio ha prosciugato la regione di Diyala, già colpita dalla siccità, l’Iraq ha affermato che la situazione non potrà che peggiorare se non si arriva a un accordo con l’Iran (dove ha origine all’incirca il 18% del Tigri) su come distribuire gli effetti negativi dovuti a flussi d’acqua inferiori rispetto al passato.

Per far fronte alla situazione, quest’estate Baghdad ha limitato le superfici coltivabili nella provincia di Diyala, sia nelle aree irrigate che pluviali, al 30% di quelle dell’anno scorso e ha scavato pozzi d’acqua per sostenere gli agricoltori in difficoltà.

Alla domanda riguardo le accuse mosse dall’Iraq di non essere disposti a discutere della crisi dell’acqua, un funzionario del ministero degli esteri iraniano ha sottolineato che la siccità in Iran “ha provocato blackout e proteste”, oltre ad aver dichiarato a Reuters che, vista la recente formazione del nuovo governo, ci vorrà del tempo per la programmazione di incontri sul tema.

“Ad ogni modo ci tengo a precisare che, vista la crisi idrica, la nostra priorità sarà soddisfare i bisogni interni e poi quelli dei nostri vicini”, ha aggiunto.

La crisi idrica in Iraq ha una storia di quasi due decenni: infrastrutture antiquate e politiche miopi hanno reso Baghdad vulnerabile al cambiamento climatico e a minori flussi d’acqua dall’Iran e dalla Turchia, da cui ha origine circa il 70% dei fiumi Tigri e Eufrate.

Il portavoce del ministero dell’acqua, Aoun Dhiab, ha dichiarato a Reuters che da giugno il flusso d’acqua dall’Iran e dalla Turchia si è dimezzato.

Il Ministero degli esteri turco non ha rilasciato commenti al riguardo nell’immediato.

I negoziati sulla quantità d’acqua che la Turchia consentirà di far scorrere a valle, in Iraq, sono complessi, ma per lo meno stanno andando avanti, dicono ufficiali iracheni. Al contrario, non ci sono colloqui in atto con l’Iran, il quale negli ultimi trent’anni ha firmato contratti per la costruzione di 600 dighe su tutto il territorio nazionale.

Musa ha detto che l’Iran concede occasionalmente dell’acqua all’Iraq, “Ma non sappiamo in anticipo quando e quanta”.

I funzionari del ministero dell’acqua iracheno a giugno hanno cercato di fissare un incontro con Teheran per discutere della scarsità d’acqua e avere informazioni riguardo la strategia iraniana di gestione dell’acqua, ma senza risultato.

“Riusciamo a ricavare delle informazioni sullo stato delle dighe e la dimensione delle riserve d’acqua in Turchia o in Iran dalle immagini satellitari, ma preferiremmo averle attraverso canali diplomatici”, ha dichiarato Dhiab a Reuters.

Il 28 agosto, durante un summit a Baghdad, i paesi del Medio Oriente, tra cui l’Iran, hanno discusso di cooperazione regionale, ma la questione delle politiche di gestione dell’acqua a livello regionale non sono state incluse nell’agenda.

“Abbiamo evitato temi controversi che mettono uno contro l’altro, come quello dell’acqua”, ha affermato un diplomatico iracheno che, dal momento che non gli è permesso parlare con i media, ha mantenuto l’anonimato.