Iraqi Civil Society Solidarity Initiative

L'iniziativa internazionale in solidarietà alla società civile irachena mira, attraverso concreti legami di solidarietà tra la società civile irachena e quella internazionale, a creare un Iraq di pace e diritti umani per tutte e tutti

Nessuna possibilità di voto per gli iracheni residenti all’estero

14 settembre

Rapporto della rete SHAMS

Contestualizzare il monitoraggio delle elezioni parlamentari irachene del 2021

Dal 2005, l’Iraq ha attraversato diverse esperienze elettorali e la rete Shams, una delle più importanti istituzioni della società civile irachena, ha avuto un ruolo attivo nel monitoraggio delle elezioni: il suo contributo a sostegno della trasparenza e dell’integrità delle elezioni è testimoniato dai programmi e dalle relazioni di monitoraggio pubblicate, oltre che da proposte e pareri espressi a proposito delle procedure elettorali.

Per le elezioni parlamentari irachene del 2021, la rete Shams ha preparato un programma di lavoro per monitorare l’intero ciclo elettorale, programma che è stato realizzato grazie agli sforzi della rete e delle organizzazioni che ne fanno parte, con il parziale sostegno dell’ambasciata francese e olandese, della Fondazione Stiftung-Adenauer-Konrad e della Rete per le elezioni nel mondo arabo (ENAR).

L’esperienza irachena del voto all’estero

I paesi democratici hanno cercato diversi modi per coinvolgere nel processo elettorale i loro cittadini al di fuori dei confini della madrepatria, sia per garantire l’esercizio dei loro diritti in quanto cittadini, che la loro partecipazione alla vita pubblica. Questo processo è iniziato non molto tempo dopo il cambiamento nel modo di concepire le elezioni e la partecipazione, in paesi come gli Stati Uniti, il Regno Unito, la Germania, l’Austria, l’Australia, il Belgio, il Canada, la Danimarca, la Svezia, la Spagna, la Francia, l’Italia, il Giappone, i Paesi Bassi, la Norvegia, la Svizzera, la Turchia e altri, oltre ai paesi arabi come l’Algeria, la Tunisia e il Libano.

Ciò che può risultare interessante dell’esperienza democratica in Iraq è che il programma per permettere il voto agli iracheni espatriati è stato realizzato in occasione delle prime elezioni democratiche libere, tenutesi in Iraq dopo la caduta del regime tirannico, per le elezioni dell’Assemblea nazionale del 2005. Questo è stato possibile grazie al supporto dell’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM).

In effetti, la possibilità di voto per gli iracheni all’estero non sarebbe stato possibile senza il sostegno dei paesi ospitanti, che in alcuni casi hanno fornito supporto logistico, di sicurezza e tecnico e hanno consentito agli iracheni espatriati di esercitare i loro diritti come previsto nelle convenzioni internazionali sui diritti umani, oltre ad aver sostenuto il gruppo per l’assistenza elettorale internazionale.

Il meccanismo per determinare i paesi in cui gli iracheni possono votare dall’estero

I paesi in cui le elezioni si svolgono in collaborazione con diverse istituzioni irachene e organizzazioni internazionali sono determinati secondo i seguenti criteri:

  1. il numero di iracheni residenti nel paese interessato, secondo le statistiche disponibili;
  2. la possibilità per gli iracheni di viaggiare da alcuni dei loro paesi di residenza (dove non sono stati aperti i seggi elettorali) a paesi vicini in cui si tengono le elezioni (ad esempio in Scandinavia);
  3. l’accordo degli Stati interessati a tenere elezioni sul proprio territorio;
  4. esperienze elettorali precedenti e numero di elettori in ciascun paese.

In questo modo vengono determinati il ​​numero di paesi in cui si terranno le elezioni e il numero di elettori in ciascun paese.

Il numero di paesi in ciascuna processo elettorale è stato determinato come segue:

  • Numero di stati per le elezioni dell’Assemblea nazionale del 2005 14 stati
  • Numero di stati per le elezioni parlamentari del 2005: 16 stati
  • Numero di stati per le elezioni parlamentari del 2010: 16 stati
  • Numero di stati per le elezioni parlamentari del 2014: 20 stati
  • Numero di stati per le elezioni parlamentari del 2018: 21 stati

Conseguenze della decisione di annullare il voto degli elettori residenti all’estero per le elezioni parlamentari

In una mossa che ha suscitato un ampio dibattito sulla sua costituzionalità, l’Alta Commissione elettorale indipendente irachena (IHEC) ha deciso di annullare la possibilità di voto degli elettori che vivono all’estero alle elezioni parlamentari del 10 ottobre, per motivi tecnici, legali, finanziari e sanitari. I gruppi politici e popolari in Iraq si sono divisi tra sostenitori del Consiglio dei Commissari della Commissione Elettorale e oppositori della decisione di togliere agli iracheni all’estero il diritto di partecipare alle elezioni.

Le reazioni alla decisione dell’IHEC sono state varie, come si evince dalle seguenti opinioni:

  1. “Sarebbe il primo passo per prevenire frodi e ridurre lo spreco di denaro pubblico.”, “Accogliamo con favore la mossa dell’Alta Commissione Elettorale Indipendente; la consideriamo una decisione valida e irreversibile e facciamo appello alla Commissione affinché prenda altre decisioni simili per garantire l’integrità e l’indipendenza del processo elettorale”.
  2. “Il problema che abbiamo affrontato durante le elezioni all’estero è il gran numero di brogli che hanno avuto luogo e questo è stato un motivo diretto per premere per la loro abolizione”.
  3. Il voto all’estero alle elezioni legislative del 2018 è stato segnato da sospetti di brogli e frodi, voto che alcune forze politiche e alcuni blocchi parlamentari consideravano un’”ancora di salvezza” per coloro che non hanno vinto voti alle elezioni con i voti interni a causa della loro popolarità in declino.
  4. “Le giustificazioni di IHEC sono illogiche e tecnicamente e amministrativamente inaccettabili, quindi deve rivedere questa decisione, che è come se dicesse ai cittadini all’estero che non sono connazionali e non hanno diritto all’autodeterminazione”.
  5. “Questa decisione è errata e manca di base legale. Spezzare il legame con gli iracheni che sono stati costretti a lasciare il Paese non giova al processo politico”.
  6. “Costituzionalmente, ogni iracheno ha il diritto di voto, il che è indiscutibile, ed è stata specificata una clausola nella legge elettorale che indica che la Commissione ha aggiornato i registri degli iracheni all’estero.
  7. “Abbiamo riscontrato che l’Alta Commissione elettorale non è stata in grado di effettuare gli aggiornamenti necessari e rilasciare carte biometriche a causa della diffusione della pandemia di Coronavirus in quei paesi, e quindi abbiamo un motivo valido per non coinvolgere i cittadini all’estero”.
  8. “Sebbene il fatto di non garantire il diritto di voto all’estero sia incostituzionale, è una necessità de facto: ci sono molte ragioni, tra cui la crisi politica che sta attraversando l’Iraq, che ha bisogno di conquistare la fiducia dell’elettore, e la voce dall’estero non rappresenta la realtà della tragedia sofferta dal cittadino in patria. Le elezioni all’estero sono onerose e comportano un grande spreco di denaro pubblico, nonché ampie possibilità di manipolazione e frode, e quindi è difficile garantirne l’integrità”
  9. Questa decisione taglierà fuori circa quattro milioni di elettori iracheni della diaspora, ossia un’alta percentuale di aventi diritto al voto. Questa decisione significa non prestare attenzione all’aspetto formale, oltre che a quello sostanziale del processo elettorale, e dimostra che ciò che interessa all’IHEC è raggiungere risultati in linea con gli interessi delle forze politiche al potere, operando in un ambiente represso e controllato, diversamente da come vivono gli iracheni della diaspora.
  10. La decisione della commissione elettorale di cancellare la possibilità di voto per gli iracheni all’estero colpisce persone che sono state costrette a fuggire, che non volevano lasciare la loro patria e i propri beni. Ci sono vaste aree in cui alle persone non è permesso tornare alle proprie case, dalle quali sono state sfollate forzatamente, il che significa che questa decisione è un’esplicita violazione dell’attuale costituzione e delle leggi elettorali e costituisce un duro colpo alla democrazia.
  11.  “Non è necessario tenere elezioni all’estero per gli iracheni che vivono lì in modo permanente. Guardando all’esperienza passata, la partecipazione degli elettori all’estero è stata inferiore al 10% in tutte le precedenti elezioni”.
  12. “La decisione del Collegio dei Commissari è contraria alla legge che prevede espressamente che si tenga il voto all’estero. La Commissione ha sostenuto che il motivo dell’annullamento delle elezioni all’estero è dovuto a vincoli di tempo e alla difficoltà di apertura di conti e altri motivi, per cui la legittimità della cancellazione si basa sulla teoria delle situazioni di emergenza e questa è una giustificazione convincente per la sua cancellazione”.
  13. La decisione della Commissione elettorale è coraggiosa, dal momento che le elezioni all’estero sono state accompagnate da vendita, acquisto, contraffazione di voti e spreco di fondi.
  14. La cancellazione del voto all’estero ha evitato di sprecare una grande quantità di denaro e di incorrere nel rischio di brogli e manipolazioni.
  15. Il voto degli iracheni residenti all’estero non è una ricompensa o un atto di carità da parte di nessuno e molti paesi della regione lo fanno.
  16. La Commissione elettorale, decidendo di annullare le elezioni all’estero, si è dimostrata incapace di affrontare le sfide di alcuni potenti blocchi politici e di garantire elezioni trasparenti.
  17. La maggior parte degli iracheni non ha alcuna speranza che le elezioni portino al cambiamento desiderato perché non si fida dell’attuale sistema politico, né che verrà sviluppato un nuovo contratto socio-politico che disegni un piano d’azione per l’amministrazione del paese e per un nuovo sistema politico nella fase successiva.

Per leggere il report intero (in inglese) clicca qui https://ita.iraqicivilsociety.org/wp-content/uploads/2021/10/Elections-Abroad-Final-English-3.pdf