I diritti dei lavoratori durante la pandemia di Coronavirus
19 luglio 2020
Osservatorio iracheno per i diritti dei lavoratori, rapporto n.1 (2020)
Il primo rapporto pubblicato dall’Osservatorio iracheno per i diritti dei lavoratori ha monitorato il periodo che va dal 1 al 31 maggio 2020 in modo da valutare la situazione dei diritti dei lavoratori date le difficili condizioni economiche in Iraq. Poiché non esiste una visione economica chiara del paese e nonostante i cambiamenti nel panorama politico, è ancora diffusa la corruzione su larga scala e le vite dei lavoratori continuano ad essere significativamente influenzate da tutti questi fattori. Il ritardo nella formazione del nuovo governo ha infatti portato ad un aumento del numero di disoccupati e ad un arresto quasi completo della vita così come la conoscevano gli iracheni. La questione si è complicata dopo lo scoppio del coronavirus in Iraq e nel resto del mondo, e si è aggravata ancora di più con il calo dei prezzi del petrolio, su cui l’economia irachena si basa.
Il nuovo rapporto dell’Osservatorio registra una serie di violazioni commesse contro i lavoratori iracheni sulla base del monitoraggio da parte dei media, dei rapporti dei sindacati e di un team di osservatori sparsi in tutte le province (un numero totale di 18 osservatori, oltre a un gruppo precedentemente formato grazie a una serie di seminari organizzati da Peace and Freedom Organization).
Tra le violazioni più importanti menzionate nel rapporto, il Ministero del lavoro e degli affari sociali ha pubblicato un documento ufficiale in cui riconosceva la Federazione generale dei sindacati come unica rappresentante del movimento sindacale in Iraq – privando così di voce e potere gli altri sindacati esistenti. Questa è una chiara violazione delle libertà sindacali approvate con la legge sul lavoro del 2015 e del 2017. Un comitato dei sindacati iracheni ha altresì chiesto al governo di accelerare le pratiche legislative riguardo alla legge sulle organizzazioni sindacali per i lavoratori in Iraq, una bozza della quale è già stata presentata al Consiglio dei Ministri. Infatti l’Osservatorio ha sottolineato che il Ministero del lavoro e degli affari sociali dovrebbe avere contatti con tutti i sindacati e ha esortato il governo ad accelerare le pratiche legislative sul nuovo disegno di legge. Il rapporto ha anche discusso l’emissione da parte del governo di un ordine per formare un’unità di gestione della crisi per limitare la diffusione del Coronavirus. Sebbene questo sia stato certamente un passo fondamentale per garantire la salute e la sicurezza pubblica, nessuno dei sindacati o delle federazioni di dipendenti ha preso parte al comitato per formare l’unità di crisi e determinarne il ruolo. Il mancato coinvolgimento di queste voci su un tema così rilevante è incomprensibile. Si tratta di organizzazioni che operano sul mercato del lavoro e sono a stretto contatto con la situazione economica del paese, la quale è in declino a causa della crisi, e che sono profondamente consapevoli dei problemi di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, essendone direttamente influenzate.
Il rapporto ha inoltre trattato le violazioni commesse contro i lavoratori nel sud dell’Iraq, in particolare a Maysan e a Bassora, dove un certo numero di dipendenti è stato licenziato. In risposta, alcuni dei lavoratori licenziati nell’area di Kahla, proprio a Maysan, ha tenuto un sit-in per protestare contro il proprio licenziamento. Nel rapporto si discutono anche le misure adottate dal governatore di Bassora per gestire la situazione.
In più vengono esaminati i casi in Iraq in cui non viene garantito il salario minimo – con una perdita di 350.000 dinari per i lavoratori – dopo che il Ministero dell’Elettricità, nel tentativo di risolvere la crisi finanziaria, ha pubblicato una lettera in cui invita alcune imprese a ridurre i salari.
Infine sono state illustrate le violazioni registrate nel nord dell’Iraq, in particolare nel Governatorato di Dihok dove un ritardo nel pagamento degli stipendi degli insegnanti, degli operatori sanitari e degli addetti alle pulizie nella regione del Kurdistan ha provocato proteste che hanno portato all’arresto di dozzine di manifestanti, secondo il rapporto di Human Rights Watch. Un insegnante, Badal Barwari, è stato addirittura arrestato e detenuto per due settimane e poi rilasciato dopo l’Eid Al-Fitr per aver parlato pubblicamente del fatto che i dipendenti della regione hanno ricevuto solo un mese di stipendio dall’inizio del 2020.
Infine, il rapporto ha delineato le misure adottate dai dipendenti in tutti i settori e nei diversi governatorati dopo non aver ricevuto i loro stipendi. A tal proposito, ci sono state manifestazioni che hanno coinvolto dozzine di dipendenti a Diyala, in Muthanna ed a Bassora, e altre sono ancora in corso nel sud dell’Iraq. La reazione del governo a queste violazioni è stata debole, ad esempio, una decisione è stata quella di risarcire i disoccupati con un sussidio di emergenza di 30.000 dinari iracheni, equivalenti a soli mille dinari al giorno per un mese – un importo che è considerato al di sotto della soglia di povertà e che non soddisfa le esigenze di un cittadino nemmeno per un giorno! Ad oggi, nessun dipendente ha comunque ricevuto il denaro previsto da questo provvedimento.