Centinaia di manifestanti in piazza contro il raid dell’esercito turco
Sono in corso già da ieri sera, 20 luglio, manifestazioni spontanee nelle città irachene di Baghdad, Kirkuk, Basra, Karbala e Najaf, e nella città del Kudistan iracheno Sulaymaniya. Numerose persone sono scese in piazza per protestare contro l’ennesimo raid aereo condotto dalle forze armate turche nel Kurdistan iracheno, che nella giornata di ieri ha colpito il villaggio di Parakhe, nei pressi di Zakho (provincia di Duhok) uccidendo 9 civili e ferendone 24. Molte delle vittime erano turisti iracheni, di età compresa tra 1 e 71 anni.
Da oltre due anni la campagna internazionale End CrossBorder Bombing denuncia le aggressioni armate della Turchia contro i territori del Kurdistan iracheno e del governatorato di Ninive, che nel corso degli anni hanno causato sofferenze tremende alla popolazione locale provocando morti, feriti, sfollando intere comunità e danneggiando le attività economiche di cui la regione vive, quali agricoltura, allevamento di bestiame e turismo.
Ieri, per la prima volta, sia il governo regionale del Kurdistan iracheno che il governo federale di Baghdad hanno riconosciuto i bombardamenti della Turchia in territorio iracheno, condannandoli come un’aggressione alla sovranità nazionale irachena e alla sua popolazione. Il Consiglio istituito presso il Ministero degli Affari Esteri, in particolare, ha annunciato l’apertura di un dossier sui ripetuti attacchi della Turchia entro i confini dell’Iraq, al quale le autorità di Baghdad collaboreranno insieme a quelle di Erbil (KRI). E’ stato inoltre annunciato il ritiro dell’ambasciatore iracheno ad Ankara, mentre l’espulsione di quello turco da Baghdad è imminente. Il Parlamento iracheno ha inoltre calendarizzato una discussione sui bombardamenti di Duhok per la giornata di sabato, 23 luglio.
La campagna ECBB esprime solidarietà alle vittime e ai loro cari, e come sempre negli ultimi due anni chiede la cessazione delle operazioni militari turche sul territorio iracheno e curdo-iracheno. Anche oggi, i nostri attivisti erano in piazza a Sulaymaniya e Baghdad.
A livello internazionale ci battiamo inoltre affinché cessi la fornitura di materiale bellico e paramilitare alla Turchia da parte dei suoi partner commerciali quali Stati Uniti e Paesi europei.
Nel corso del prossimo mese verrà lanciato un rapporto che documenta la frequenza dei bombardamenti e il bilancio delle vittime curato dai promotori della campagna.